Neuromarketing: Tutto Inizia Nel Nostro Cervello Milioni Di Anni Fa
Questo articolo si inserisce in un percorso, che vuole essere il più possibile completo, sul neuromarketing che trova il suo articolo-base qui: Neuromarketing: Quello Che Ogni Marketer Dovrebbe Conoscere
L'umanità ha una storia che trova il suo inizio, presumibilmente, intorno ai 4-5 milioni di anni fa.
Potremmo non andare particolarmente orgogliosi delle capacità e delle abilità del cervello dei nostri antenati più lontani.
Eppure seguire lo sviluppo del cervello umano dal punto di vista biologico è fondamentale per comprendere come il neuromarketing sia in grado di trovare gli strumenti per spiegare i comportamenti di acquisto dei consumatori odierni.
Il nostro antenato più remoto non possedeva un lobo frontale che gli permettesse di analizzare, pianificare, interpretare e accumulare conoscenze.
Era guidato interamente dalla sua “mente inconscia e istintuale” governata dalla capacità di intuizione. L’unico modo di imparare qualcosa gli era concessa solo dall'esperienza vissuta.
In altre parole, ha continuato a ripetere le azioni che lo portavano a risultati positivi e a non ripetere quelle che lo conducevano verso risultati indesiderati.
Il suo, quindi, era un modello comportamentale, interamente dominato da un unico processo: quello dello stimolo-risposta.
Un’Unica Scelta: O Pronti A Vivere O Rassegnarsi A Morire
Tieni presente che questo lontano antenato viveva in un ambiente decisamente ostile.
Una tipologia di habitat in cui doveva rimanere sempre concentrato sulle possibili minacce da cui fuggire e sulle potenziali occasioni da cogliere con prontezza.
Doveva in pratica, essere sempre in grado di reagire con prontezza.
Infatti il rischio di trasformarsi in pochi secondi nella colazioni per una tigre dai denti a sciabola o di essere calpestato da un lanoso e mastodontico mammut era reale.
Quando dico “concentrato”, ovviamente uso un termine improprio, visto che, non avendo il lobo frontale, il nostro avo primitivo non aveva una vera e propria capacità di pensiero cognitivo.
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Neuromarketing: Reagiamo Ancora Istintivamente Agli Stimoli
Il punto focale di questa salto nella nostra storia, per il nostro percorso sul neuromarketing è uno solo: ancora oggi, a distanza di milioni di anni, l’uomo basa il suo comportamento sulla reazione immediata alle minacce o opportunità che gli si presentano davanti.
L’ambiente è cambiato, il nostro corpo si è evoluto, ma il cervello è l’unica parte del corpo umano che non ha cambiato né la sua fisiologia, né il suo modo di rispondere ai cambiamenti ambientali.
Il nostro centro neuronale ha semplicemente sviluppato nuove parti in aggiunta a quelle vecchie. Così oggi siamo dotati di un “cervello antico” che continua a funzionare secondo il progetto originario, e un “cervello giovane” che ha saputo integrare delle abilità utile a consentire agli esseri umani di affrontare nuove sfide.
Gli uomini continuano a sfruttare la loro capacità intuitiva, che gli permette di reagire, in determinate situazioni, alla velocità della luce. Non hanno abbandonato il loro sistema di ricompensa integrato che li ha incoraggiati a ripetere qualsiasi azione che si è rivelata utile, rilasciando un po' di dopamina (il neurotrasmettitore del benessere).
Inoltre hanno anche mantenuto la loro attenzione sull'immediatezza e sulla pertinenza.
Eppure, ora sono, dotati anche di un “nuovo” cervello che gli permette di pensare consapevolmente al mondo in cui vivono. Riescono a riflettere su quale debba essere il loro posto in questo mondo. Sono in grado di proiettarsi in un futuro desiderato.
Apparentemente sembra un connubio neuronale che ci apre ad infinite possibilità di crescita.
Ma c'è una barriera da superare se si vuole rendere fluida e senza interruzioni questa collaborazione tra il vecchio e il nuovo cervello: i due cervelli lavorano in parallelo.
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Neuromarketing: Chi Vince Tra “Vecchio” e “Nuovo” Cervello?
Credo tu possa immaginare che queste conclusioni non possono che avere delle importanti implicazioni quando si tratta di ricerche di mercato. Ma questo sarà un argomento che tratteremo più avanti.
Quello che mi interessa ora e che dovrebbe interessare anche te, dopo tutta questa premessa, dovrebbe esprimersi in una domanda ben precisa: nel conflitto tra mente istintuale e mente consapevole chi la spunta?
Proviamo, nel rispondere, ad essere pratici …
Mettiamo che stai svolgendo un’azione abituale (mente istintuale) e all’improvviso decidi di cambiare comportamento (mente consapevole).
Per esempio, potresti condurre uno stile di vita sedentario e cadere tramortito sul divano ogni sera che torni a casa dal lavoro.
Ma poi, stimolato dalle continue informazioni sul fatto che l'esercizio fisico è in grado di prolungare e migliorare la qualità della vita, decidi di diventare più attivo da punto di vista fisico.
Ma poi scopri che c’è qualcosa che continua a remare contro questa decisione assunta!
Sappiamo infatti che la stragrande maggioranza delle persone che vogliono apportare cambiamenti positivi alla propria vita alla fine non ci riesce.
Decidono di perdere peso, di smettere di fumare, di impegnarsi di più nel lavoro, di fare più esercizio, di passare più tempo con la famiglia e così via. Ma anche se molte volte iniziano con il passo giusto, la maggior parte delle persone non è in grado di mantenere il nuovo modo di agire nel tempo.
Il motivo è semplice: il loro comportamento è guidato dalla loro mente inconscia.
Hanno preso la decisione con la loro mente consapevole, ma la loro mente istintuale non è stata interpellata.
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La Spinta Dell’Istinto E’ Più Forte Di Quella Della Logica
Quando sorge un conflitto è quasi sempre la mente inconscia che vince.
In effetti, avrei potuto dire "sempre" perché ogni volta che riusciamo a portare a termine un cambiamento è solo perché abbiamo coinvolto anche la mente istintuale.
La ragione per cui così tanti tentativi di cambiamento comportamentale falliscono è che presumiamo con troppa facilità che basti essere guidati dalla propria mente logica per avere successo nell’intrapresa.
Ci impegniamo a fissare obiettivi, a fare piani d’azione dettagliati, a monitorare attentamente gli eventuali progressi senza interpellare la nostra parte inconscia, che, in realtà, detiene i comandi del nostro comportamento.
Quindi, ecco un altro punto di partenza davvero interessante se ti stai avvicinando al neuromarketing: la ricerca neuroscientifica fornisce degli importanti approfondimenti su come possiamo coinvolgere la mente istintuale nelle nostre scelte consapevoli.
Ma torniamo ai concetti fondamentali!
Lo ribadisco: nel conflitto tra la mente conscia e quella inconscia, è probabile che prevalga quest’ultima.
E c’è una ragione principale: la mente inconscia è decisamente più veloce e più potente.
Questi sono i fatti …
1- la mente conscia può elaborare 40 bit di dati al secondo
2- la mentre incoscia è in grado di gestire 11 milioni di bit nello stesso arco di tempo
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