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Tu Non Sei La Tua Rabbia: Ma La Rabbia Può Indossare I Tuoi Vestiti

Tu non sei la tua rabbia ....

Viviamo nel mondo del “giusto” e dello “sbagliato” ma ognuno di noi ne traccia i confini. Per me sta qua, per te qualche centimetro più in là. Da un aereo, ogni oblò propina una visione del mondo, da un’angolatura diversa.

La rabbia non fa eccezione. Tu perdi il controllo in una situazione in cui io, mantengo senza fatica la calma. Al contrario io perdo le staffe dove tu risolvi tutto con una risata.

Ma se le situazioni che ci scaraventano al di fuori dell’area dove ci sentiamo al sicuro sono diverse per ognuno di noi, sono le sensazioni che ci accumunano nell’insorgere della rabbia. Se una persona si sente minacciata, se si sente attaccata, se sente puzza di pericolo, se si sente maltrattata, se percepisce una mancanza di rispetto, se si sente derubata delle proprie proprietà e delle proprie peculiarità, reagisce e si arrabbia.

E non c’è nulla di sbagliato nell’arrabbiarsi dove gli altri non lo fanno. L’errore sarebbe nel negarla e nel rifiutarsi di riconoscerla. Aprirgli la porta quando bussa, non è una questione di educazione o maleducazione, ma di salvezza o dannazione. Ma è lecito domandarsi almeno il perché interpretiamo le situazioni che ci accadono in modo diverso?

Sì, non è solo consentito, ma è il primo passo per capire la nostra mappa e diventare agili nel muoversi nei meandri della nostra anima. Noi siamo l’amalgama di vari elementi: la nostra infanzia, il nostro presente, i nostri filtri mentali e i nostri circuiti emotivi.

Tutto ha contribuito a renderci complessi e spesso impenetrabili a noi stessi. Il mondo spesso è incomprensibile ai nostri occhi perché rimaniamo esseri indecifrabili al nostro sguardo interiore.

Eccola la soluzione alla rabbia: gettare la luce della consapevolezza sulle nostre parti buie.

Quando La Rabbia E’ L’Unica Via Di Espressione

La rabbia, spesso, diventa l’unica modalità di espressione di altre tipologie di emozioni che non sanno mettere fuori la testa dal guscio. Non sono tanti i bambini a cui viene insegnato di coltivare un rapporto armonico con le proprie emozioni.

I ragazzi non piangono”, “Le ragazze di valore non hanno punti deboli” …

Sono molti gli input che abbiamo ricevuto che ci hanno spinto ad uccidere sul nascere le emozioni ritenute inopportune.

Così la rabbia può diventare il marchio “giustificato” dell’uomo forte che si deve imporre. Meglio arrabbiarsi che mostrarsi vulnerabili e arrendevoli di fronte ad un situazione che ci fa toccare con mano la nostra impotenza. Una questione di dignità. Meglio arrabbiarsi che tentare di fare conoscenza con il proprio dolore. La rabbia diventa così l’unico antidoto che abbiamo per reagire alle sensazioni che non ci piacciono e ci infastidiscono.

D’altronde quando hai una viscerale ritrosia ad accettare ogni sorta di compromesso, se trovi impervio esprimere altre emozioni scomode come paura e vergogna e interpreti come un reato di lesa maestà l’opinione contraria di chi ti sta di fronte, allora, probabilmente, la tua rabbia è solo la punta di un iceberg che nasconde un intero mondo emotivo sommerso e inascoltato.

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