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Vincere La Depressione: Conoscere La Malattia Per Sconfiggerla

Questo articolo fa parte di un lungo percorso informativo che ha il fine di darti tutte le informazioni utili per vincere la depressione. Un tragitto che inizia qui: Come Combattere La Depressione: 6 Strade Che Portano Verso L'Uscita

Imparare a vincere la depressione è diventata un’esigenza. Visti il numero di vittime che ogni anno il “male oscuro” miete, apprendere le strategie per contenerla e liberarsene è una vera è propria necessità.

Ma il termine “depressione” talvolta può creare confusione e incomprensione.

Il problema che porta con sé, è una duplice possibilità di significato a seconda del contesto in cui ci si trova:

1- Una depressione sinonimo di tristezza. E’ quella che indica uno stato d’animo molto comune che più o meno tutti sperimentiamo di tanto in tanto davanti ai piccoli ostacoli che la vita ci presenta.

Basta che la propria squadra del cuore perda una partita per innescarla … Una forma depressiva quindi, che ha breve durata e che, nel concreto, non impatta sulle nostre funzioni biologiche…

2- Una depressione che assume una dimensione clinica. Si tratta di quella malattia debilitante che va a circoscrivere un vero e proprio disturbo mentale. Una malattia psicologica che influisce negativamente su molte delle nostre funzioni fisiche e mentali.

E’ quello stato depressivo capace di prosciugare la nostra energia e di toglierci la gioia e la voglia di vivere. Porta con sé l’incapacità di dormire, concentrarsi, gioire, amare e godere del sesso.

Un’affezione in grado di “danneggiare” il cervello e creare una tipologia di “confusione biologica” in tutto il corpo. Un tarlo che può, letteralmente, rovinarci la vita.

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Il Depresso: Un Moderno Incompreso

Il problema è che molte persone confondono ancora i due significati. Cosa che pone degli ostacoli sulla strada del come vincere la depressione.

Tanto che per molti, la depressione non è poi da considerarsi un problema di cui preoccuparsi troppo. Chi ne soffre, quindi, resta spesso, per gli altri, un’incompreso, un ipersensibile, un piagnucolone, uno svogliato e un fannullone.

Giudizi che troppo spesso piantano le radici nel terreno dell’ignoranza.

Chi riesce a comprendere la vera natura della depressione, invece, non può che nutrire una profonda compassione per chi ne è colpito.

Ma anche chi ne soffre deve crescere in consapevolezza.

Essere più “coscientemente presenti” agli strali della propria malattia gli permetterà di liberarsi dalla tendenza autodistruttiva del senso di colpa.

Quindi, sebbene questo percorso sul come superare la depressione, composto da più articoli, si incentri sulle strategie utili per trattare questa malattia piscologica, penso che sia utile riflettere un momento su cosa sia il disturbo della depressione e affrontare le domande più importanti che le persone sollevano comunemente.

Come viene diagnosticata la depressione?

Quali sono i suoi sintomi rivelatori?

Cosa provoca la depressione nelle persone?

Lo stress gioca un ruolo importante?

E la genetica?

La depressione è davvero solo una questione di squilibrio chimico?

È a queste domande che in questo post voglio rispondere.

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Vincere La Depressione: I Sintomi E La Diagnosi Della Malattia

Nel mondo, spesso nebuloso, della salute mentale, le diagnosi vengono fatte secondo i criteri stabiliti in un libro di riferimento chiamato “Manuale Diagnostico E Statistico Dei Disturbi Mentali”, secondo le sue varie edizioni.

La maggior parte di noi, sul campo, lo chiama semplicemente DSM aggiungendo l’edizione aggiornata.  

Il libro porta con sé l’aura di una vera e propria Bibbia diagnostica, con una serie di regole precise per decidere come qualificare il disturbo psciologico della persona che abbiamo di fronte.

Quando si parla di depressione (tecnicamente di episodio depressivo maggiore), fortunatamente, i criteri sono piuttosto semplici da comprendere:

1- Umore depresso

2- Perdita di interesse o piacere in tutte (o quasi tutte) le attività

3- Un forte aumento o diminuzione dell'appetito/peso

4- Insonnia o ipersonnia (sonno notevolmente aumentato)

5- Rallentamento dei movimenti fisici o agitazione intensa

6- Stanchezza eccessiva

7- Profondo senso di colpa o sensazione di inutilità

8- Difficoltà a concentrarsi o a prendere decisioni

9- Frequenti pensieri di morte o suicidio

Per l’effettiva diagnosi si richiede la presenza concomitante di almeno cinque di questi sintomi caratteristici per la maggior parte della giornata, per quasi tutti i giorni, e per due settimane o più.

Questi sintomi fondamentali devono anche essere all’origine di un danno funzionale o un di grave disagio. Tutte informazioni utilissime per imparare come reagire alla depressione.

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Ma E’ Depressione o Altro?

Inoltre, il DSM include alcune linee guida di buon senso per aiutare i medici a distinguere tra casi autentici di depressione e altre sindromi che possono “mimare” il disturbo, come la scarsa funzionalità tiroidea, la sindrome da stanchezza cronica o alcune forme di abuso di sostanze.

Allo stesso modo, il DSM esorta i medici a ritardare la diagnosi definitiva di depressione per un periodo che può arrivare anche a due mesi quando si è in presenza di un trauma da morte di un familiare o di un amico intimo.

In questi casi è considerato normale che si manifestino almeno alcuni dei sintomi depressivi indicati, tra cui umore triste, pensieri di morte, e disturbi del sonno.

Sebbene il DSM svolga un ottimo lavoro nell'esporre i sintomi più comuni della depressione, va in difficoltà quando si tratta di descrivere le sensazioni effettive di chi ne soffre.

Ad esempio, parlando con molti pazienti nel corso degli anni, sono rimasta colpita dalla frequenza con cui usano la parola “dolore” per descrivere l'esperienza depressiva.

Molti mi hanno riferito che l'angoscia emotiva che si prova nella depressione supera di gran lunga qualsiasi sofferenza subita in termini di dolore fisico.

Giurano che sia peggio, per ordini di grandezza, dell'agonia prolungata del parto naturale, di una lesione spinale o di un calcolo renale.

Un paziente è arrivato a confessarmi:

"Sono stato in agonia per mesi, ma nessun accanto a me ha compreso in che situazione ero. Per loro, non c'era nulla di cui preoccuparsi e per alcuni nulla da compatire.

Ma se potessero davvero percepire cosa ho passato, saprebbero che avrei dato il mio braccio destro per liberarmi da questa sofferenza indicibile, e lo avrei fatto senza nessuna esitazione. Darei, letteralmente, qualsiasi cosa, per risultare immune alla depressione".

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Come Superare La Depressione: L’Impatto Del “Male Oscuro” Sul Cervello

A quanto risulta, i percorsi cerebrali che registrano il dolore fisico assolvono anche ad un altro compito: innescano la sofferenza emotiva.

Questi importanti centri neuronali, come l’area subgenuale, il talamo, l’amigdala e la corteccia orbitofrontale, si attivano ogni volta che rilevano qualcosa di dannoso che sta per accadere al corpo e non distinguono chiaramente tra un potenziale danno fisico ed un possibile danno emotivo.

A livello cerebrale, l'esperienza della depressione assomiglia ad una sensazione fisica atroce che perdura e non si affievolisce. La malattia porta alla percezione di una sofferenza implacabile. Un’autetica tortura che si protrae per settimane intere.

A peggiorare le cose, si instaura una tendenza a spostare tutte le nostre percezioni in una direzione estremamente negativa.

Con questa visione cupa, il depresso si convince di essere spacciato e che la situazione non ha possibilità di migliorare. Crede sinceramente che il suo dolore non scomparirà, nonostante le prove che dimostrano il contrario.

Ecco perché molti alla fine iniziano ad accarezzare la macabra idea della morte. E’ il disperato tentativo di sfuggire ad una sofferenza che si fa insopportabile.

Ogni anno, sono tanti i suicidi che originano da una situazione di depressione. Una tragedia che sta assumendo proporzioni intollerabili.

Ecco perché, per vincere la depressione, è necessario conoscere gli impatti che può avere sul nostro cervello.

Come Sconfiggere La Depressione: La Reazione Allo Stress 

 

Gli effetti tossici della depressione sul cervello sono pervasivi, andando ben oltre la funzione dei circuiti del dolore e del pensiero distorto.

È impossibile comprendere veramente il disturbo e quindi trattarlo con efficacia, senza considerare la miriade di reazioni che si verificano a livello cerebrale. Ci troviamo in un punto importante del percorso che ci deve portare a vincere la depressione.

Sebbene le basi neurologiche della depressione siano sorprendentemente complesse, coinvolgendo dozzine di neurotrasmettitori, centinaia di zone cerebrali e miliardi di singoli neuroni, una delle scoperte più importanti su questo fronte è significativa: uno dei principali fattori scatenanti della depressione è un incontrollata reazione cerebrale allo stress.

 

Lo Stress E' Una Parte Inevitabile Della Nostra Vita

La maggior parte di noi sopporta situazioni di stress ogni santo giorno: dal rimanere bloccati nel traffico intenso al litigare con un famigliare, dal dover affrontare una scadenza ravvicinata sul lavoro al ricevere una bolletta inaspettatamente ingente.

L'elenco potrebbe continuare all'infinito.

Quando affrontiamo tali tensioni, il cervello entra in azione con una serie di tentativi di adattamento che hanno il fine di farci trovare pronti ad affrontare la situazione con efficacia.

Ma il punto da comprendere è proprio qui: il nostro sistema di reazione allo stress è antico (in termini evolutivi).

È stato progettato per aiutarci ad affrontare delle sfide intense ma temporalmente brevi, come erano quelle con cui dovevano convivere i nostri antenati primitivi.

Un sistema, quindi, che si adatta meno alle sfide odierne.

Quando i nostri antenati cacciatori-raccoglitori sperimentavano situazioni stressanti, reagivano lottando o fuggendo.

Come quando dovevano sfuggire a un predatore o respingere un attacco da una tribù vicina che si mostrava ostile.  

In quell'ambiente, lo stress stimolava una vigorosa reazione di tipo fisico. Un tipo di reazione che ci portiamo ancora appresso ai giorni nostri.

Quando siamo stressati, i nostri corpi rilasciano potenti ormoni come l'adrenalina e il cortisolo, che mettono in moto una serie di altre reazioni. Il fegato scarica le sue riserve di zucchero nel flusso sanguigno, fornendo carburante per i muscoli. I polmoni aumentano la loro assunzione di ossigeno (un altro carburante muscolare). Il cuore batte più velocemente e più forte, inviando più sangue ricco di sostanze nutritive in tutto il corpo.

E il sistema immunitario passa alla modalità di riparazione dei tessuti per prepararsi a eventuali lesioni che potrebbero verificarsi durante uno scontro di combattimento o fuga.

Stranamente, quando la risposta allo stress dura fino a notte fonda, spinge persino il cervello a modificare la struttura del nostro sonno. Ci tira fuori dal sonno profondo e ristoratore di cui il corpo ha bisogno e ci spinge invece in un sonno molto più superficiale, irrequieto e pieno di sogni, non altrettanto salutare per il corpo, ma dacui è più facile svegliarsi in caso di pericolo imminente.

 

Vincere La Depressione: Dobbiamo Imparare A Gestire Meglio Lo Stress

Tali cambiamenti sono meravigliosamente calibrati su un mondo primitivo in cui ogni fattore di stress richiedeva una risposta fisica robusta a una minaccia a breve termine.

E anche se la risposta allo stress può devastare il corpo se dura più di qualche giorno, la vita di allora includeva diverse misure di sicurezza per assicurarsi che ciò non accadesse.

Con tali meccanismi di protezione in atto, i nostri antenati cacciatori-raccoglitori erano ben attrezzati per affrontare gli eventi stressanti che si presentavano loro davanti.

Potevano così farsi trovare pronti davanti ad un pericolo e altrettanto rapidamente ritrovare la strada verso uno stato di calma una volta esaurita la minaccia.

Come sappiamo tutto questo?

Si è studiata la vita dei cacciatori-raccoglitori ancora presenti oggi in qualche tribù, il cui stile di vita è simile a quello dei nostri antenati di un tempo.

Si è scoperto così che i cacciatori-raccoglitori contemporanei hanno livelli di ormoni dello stress più bassi, notevolmente inferiori, in media, a quelli del tipico cittadino del mondo occidentale.

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Vincere La Depressione: Il Cervello Addormentato 

 

Come abbiamo visto in precedenza, quando i circuiti neuronali dello stress del cervello sono pienamente impegnati, possono alterare profondamente la struttura del sonno.

Nello specifico, non si riesce più a godere dei benefici del sonno profondo e riposante. Si tratta di quella fase caratterizzata da onde lente di cui il cervello ha bisogno per mantenere in equilibrio le sostanze chimiche e gli ormoni e per coordinare attività come quella che riguarda la riparazione dei tessuti.

Quando i topi da laboratorio vengono privati ​​del sonno profondo per diversi giorni, il loro cervello inizia a funzionare male e si ammalano gravemente.

Gli umani reagiscono più o meno allo stesso modo.

Dopo poche notti di privazione del sonno profondo, la maggior parte delle persone accusa una stanchezza intensa e dolore diffuso.

Dopo qualche altro giorno, iniziano a sentirsi male fisicamente. Cominciano anche a muoversi e a parlare più lentamente.

Molte persone si lamentano persino di una sensazione di dolore fisico (anche se non riescono a capire da dove provenga).

In questo stato di alterazione del sonno, l'umore assume forme negative, l'interesse sociale scompare, i pensieri diventano bui, l'appetito diventa irregolare e la concentrazione diminuisce.

In altre parole, con la scomparsa del sonno a onde lente, emergono rapidamente i sintomi principali della depressione.

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Come Affrontare La Depressione: I Fattori Di Rischio

Ho precedentemente accennato al fatto che alcune persone sono molto più vulnerabili alla depressione di altre.

Ma cosa mette effettivamente a rischio una persona?

E cosa rende gli altri resilienti, permettendo loro di rimanere immuni dalla malattia anche di fronte a circostanze estremamente stressanti?

Esaminiamo brevemente alcuni dei principali fattori di rischio conosciuti, ma anche gli elementi in grado di fornire protezione.

Molto è stato scritto sulla stampa sul ruolo dei geni nella depressione.

Queste riflessioni hanno portato molte persone a concludere, erroneamente, che il disturbo sia in qualche modo "un fenomeno puramente genetico".

I geni svolgono certamente un ruolo importante nel determinare chi è a rischio. Ad esempio, i gemelli identici, con un corredo genetico identico, hanno più probabilità di avere la stessa “vulnerabilità” alla depressione rispetto ai gemelli che condividono solo la metà dei loro geni.

Allo stesso modo, i figli biologici di genitori depressi hanno un rischio maggiore dei figli adottivi. Sulla base dei tanti studi effettuati, i genetisti sono stati persino in grado di stimare quanto, del rischio di depressione, sia direttamente collegato ai nostri geni.

E le migliori ricerche si stagliano su una percentuale ben precisa: il 40%. In altre parole, la genetica influisce certamente sulle storie di depressione ma non le spiega completamente.

Il collegamento più interessante su questo fronte proviene da un tratto di DNA noto come "gene codificante del trasportatore della serotonina".

Come suggerisce il nome, questo gene influenza la funzione della serotonina, un messaggero chimico che svolge un ruolo importante nello spegnimento dei circuiti di reazione allo stress del cervello e nella riduzione dell'ansia.

Come vedremo in un altro articolo, farmaci popolari come lo Zoloft e il Prozac prendono di mira direttamente la funzione della serotonina nel cervello.

Allo stesso modo, l'anomalia della serotonina è quell'elemento a cui la maggior parte delle persone si riferisce quando, parlando di depressione, la definisce uno “squilibrio chimico a livello cerebrale”.

 

Verisone Corta E Versione Lunga

Il gene codificante del trasportatore della serotonina è disponibile in due versioni, lungo e corto. Le persone con la versioni corta di questo gene hanno una funzione della serotonina meno efficace.

Di conseguenza, sono più inclini a sentirsi ansiosi e a subire una risposta allo stress incontrollata.

Fin dalla prima infanzia, tali individui sono spesso inclini all'ansia e sono anche molto vulnerabili alla depressione.

Ma, naturalmente, anche molte persone senza alcun rischio genetico conosciuto diventano depresse. Poiché meno della metà di tutti i casi di depressione possono essere attribuiti a fattori genetici, è chiaro che anche l'ambiente, ovvero tutte le cose che sperimentiamo nel quotidiano, gioca un ruolo importante nella possibilità di vincere la depressione. Parlo di cose come:

- Abusi

L'esperienza di un grave trauma infantile, ad esempio, ha un effetto a lungo termine potenzialmente devastante, indipendentemente dal tipo di geni che una persona possiede.

I bambini che hanno subito abusi fisici o sessuali corrono un rischio molto maggiore di depressione, che potrebbe comparire anche in età adulta. Tragicamente, un trauma così precoce può lasciare un'impronta duratura nel cervello, ponendo i suoi circuiti neuronali su uno stato permanente di allerta, rendendone difficile la disattivazione.

 

- Supporto Sociale

Esistono esperienze possono anche proteggerci dalla depressione.

Come abbiamo visto, la specie umana è programmata per rimanere in contatto con gli altri e la presenza solidale dei propri cari è un potente segnale di un ambiente in grado di aiutarci a tenere sotto controllo la nostra reazione allo stress.

Diversi studi hanno dimostrato che è relativamente improbabile che le persone con forti reti di supporto sociale diventino depresse.

In effetti, un team di ricercatori britannici ha scoperto che il semplice fatto di avere un confidente affidabile, un amico intimo o un familiare vicino, riduce della metà, il rischio di depressione a seguito di un evento doloroso come potrebbe essere una separazione, un divorzio o la perdita del lavoro.

Quando tale supporto è assente, anche possedere un animale domestico potrebbe fornire una certa protezione dalla depressione, il conforto ricevuto dallo stretto contatto fisico con qualsiasi altro animale, riduce l'attività nei centri di stress del cervello.

Tuttavia, non tutti i contatti sociali sono vantaggiosi. A volte, come si lamentava Sartre, "l'inferno sono gli altri".

I ricercatori hanno scoperto, ad esempio, che la presenza di un coniuge aspramente critico ed emotivamente violento rende una persona più vulnerabile alla depressione.

Alcune relazioni sono così psicologicamente tossiche che possono mantenere le reti neuronali dedicate alla risposta allo stress in uno stato perpetuo di overdrive, sempre in bilico sull'orlo dell'abisso depressivo.

 

- Pensieri

Un altro grande insieme di fattori di rischio ha a che fare con il modo in cui pensiamo alle cose.

Questo perché il modo in cui reagiamo agli eventi spesso modella i nostri sentimenti più degli eventi stessi.

Quando qualcosa ci sconvolge, è naturale dedicare almeno un po' di tempo a riflettere su cosa è andato storto, cosa avremmo potuto fare diversamente e cosa potremmo ancora fare per migliorare le cose.

Ma alcune persone hanno una malsana tendenza a rimuginare sugli eventi negativi. Li mantengono vividi a lungo nella mente, torturandosi per giorni e giorni con infiniti pensieri di "avrei voluto … avrei potuto … avrei dovuto …".

Questo tipo di rimuginazione è un modo efficace per mantenere i circuiti dello stress su di giri. Un modo quindi per alzare il rischio di depressione.

D'altra parte, imparare a mandare in cortocircuito la ruminazione, reindirizzando l'attenzione lontano da tali pensieri in modo da poter impegnarsi in attività più gratificanti, è uno strumento molto efficace per tenere a bada la malattia.

 

- Genere

Le donne si deprimono circa due volte più spesso degli uomini.

Questo lascia perplessi, e nessuno sa con certezza cosa renda le donne più vulnerabili alla problematica.

Ma considera questo: ragazzi e ragazze si deprimono all'incirca allo stesso ritmo durante l'infanzia, e anche uomini e donne hanno all'incirca lo stesso tasso di depressione in età avanzata.

In altre parole, il divario di genere esiste solo durante i primi anni riproduttivi, quando i livelli di ormoni sessuali sono al massimo.

 I ricercatori hanno scoperto che gli estrogeni e il progesterone, i principali ormoni riproduttivi femminili, hanno un grande effetto sull'umore e su altri sintomi depressivi.

In particolare, quando i livelli di estrogeni e progesterone scendono improvvisamente, come fanno durante il periodo premestruale e anche subito dopo il parto, anche l'umore e l'energia possono precipitare.

I livelli di estrogeni oscillano selvaggiamente (con molti cali improvvisi) durante gli anni che precedono la menopausa, e questo è un periodo di vulnerabilità alla depressione particolarmente elevata per le donne.

Le donne con i livelli complessivi di estrogeni più alti sembrano essere più vulnerabili all'esperienza dell'ansia, e in alcune condizioni, gli estrogeni aiutano persino a innescare la risposta allo stress del cervello.

In tutte le specie di primati conosciute (non solo gli umani), le femmine sperimentano l'eccitazione ansiosa più facilmente dei maschi, una scoperta coerente con il ruolo degli estrogeni e di altri ormoni femminili nel promuovere la risposta allo stress.

D'altra parte, il testosterone è stato fortemente legato a un senso di benessere e ad alti livelli di attività. In altre parole, questo ormone riproduttivo maschile è un naturale stimolatore dell'umore. Inoltre tende a sopprimere i sentimenti di ansia e ad attenuare la percezione dello stress.

Probabilmente non è un caso, quindi, che gli uomini siano meno vulnerabili alla depressione rispetto alle donne proprio durante i primi anni dell'adolescenza e dell'età adulta, quando i livelli di testosterone sono ai massimi livelli.

 

- Stile Di Vita

Come abbiamo visto in altro articoli che fa parte di questo percorso, le persone che si allenano regolarmente hanno un rischio di depressione molto più basso rispetto ai teledipendenti.

L'esercizio cambia il cervello con la stessa efficacia di un farmaco e aiuta a frenare la risposta depressiva allo stress.

Una protezione simile la si può ottenere da altri fattori costituenti di uno stile di vita.

Le persone che mangiano molto pesce e altre fonti di grassi omega-3 hanno notevolmente ridotto la vulnerabilità alla depressione.

Lo stesso risultato lo ottengono coloro che si espongono ogni giorno a livelli elevati di luce solare naturale e che dormono adeguatamente ogni notte.

Questi quattro fattori dello stile di vita, insieme a quelli che abbiamo menzionato in precedenza (connessione sociale e attività coinvolgenti) sono al centro del programma del “Cambiamento Terapeutico Dello Stile Di Vita”, che potrebbe consentirci di diventare molto meno vulnerabili a parecchie malattie, sia fisiche che psicologiche.

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Come Vincere La Depressione: La Sfida Più Grande Da Affrontare

C'è un vecchio adagio in psicologia: il miglior predittore del comportamento futuro è il comportamento passato.

Nel caso della depressione, il detto è particolarmente appropriato.

Considera questo: tra gli occidentali, il rischio di una futura depressione è ora di circa il 25%, ma sale a ben oltre il 50% tra coloro che sono stati depressi in precedenza.

E dopo tre episodi di depressione, il rischio di ricaduta durante l’intero arco della vita, sale a uno sbalorditivo 90%. Chiaramente, il miglior predittore della depressione futura è la depressione passata.

Ma perché è così?

Purtroppo, ci sono prove che la depressione può lasciare un'impronta tossica nel cervello. Può farsi strada nei nostri circuiti neurali, incluso il sistema di risposta allo stress, e rendere molto più facile per il cervello ricadere in un altro episodio di depressione.

Questo ci permette di spiegare un fatto sconcertante: normalmente ci vuole un alto livello di stress nella vita per innescare il primo episodio di depressione, ma gli episodi successivi di ricaduta a volte arrivano all'improvviso.

Sembra che una volta che il cervello ha imparato a operare in modalità depressione, possa ritrovare la via del ritorno con molta meno sollecitazione.

 

Fortunatamente ... Possiamo Guarire Dai Danni Della Depressione

Tutto ciò che serve sono diversi mesi da dedicare al completo recupero al fine di “cancellare” l'impronta tossica creatasi nel cervello.

Nei prossimi articoli, circoscriveremo quello che si può fare per promuovere un tale processo di guarigione.

Ma prima dobbiamo considerare il motivo più importante per cui il tasso di ricaduta della depressione è così alto: i nostri fattori di rischio tendono a rimanere stabili nel tempo.

Ad esempio, con poche eccezioni, i nostri geni e il nostro genere non cambiano. E mentre potresti pensare che il comportamento possa cambiare come il vento, in realtà rimane sorprendentemente coerente per la maggior parte delle persone.

Coloro che evitano l'esercizio fisico oggi, probabilmente rimarranno dei sedentari anche domani, anche la prossima settimana, anche il prossimo mese, anche l'anno prossimo, e così via.

Allo stesso modo si comportano coloro che tendono a rumuginare in continuazione, coloro che rimangono cronicamente privati ​​del sonno, coloro che non riescono a investire nelle relazioni sociali e coloro che mangiano troppo pochi grassi omega-3.

Senza un alto livello di motivazione e impegno e (in molti casi) un piccolo aiuto esterno, la maggior parte di noi semplicemente tende a ripetere gli stessi inutili modelli di comportamento, nonostante le nostre buone intenzioni e le mille promesse fatte.

Negli ultimi anni ho avuto il privilegio di lavorare con molti pazienti depressi che sapevano di aver bisogno di cambiare il loro modo di vivere, ma non sapevano come farlo da soli.

Aiutarli in quel processo e vederli ritrovare la strada per una salute duratura è stata una delle esperienze più soddisfacenti e gioiose della mia vita.

Nessuno di noi può scegliere il corredo genetico, il genere sessuale, i genitori o la composizione chimica a livello cerebrale. In altre parole: molti fattori di rischio della depressione sono fuori dal nostro controllo.

Ma non importa ciò che la vita ci ha consegnato in mano, ci sono abbondanti prove che ciò che facciamo oggi può ridurre profondamente la nostra vulnerabilità alla depressione e alla malattia in generale sia per il qui e ora e sia per il futuro.

È mia speranza che negli articoli che seguiranno sarai in grado di trovare il catalizzatore di cui hai bisogno per implementare nel tuo quotidiano uno stile di vita in grado di metterti al riparo dalla depressione.

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Educatrice, Psicologa e Psicoterapeuta si occupa della sezione sul Benessere Mentale su vadoalmassimo.net.

Nata negli Stati Uniti e cresciuta in Italia, ha da sempre coltivato un'autentica passione per le materie psicologiche e per tutte le strategie e le tecniche che si pongono il fine di aiutare le persone a trovare l'assetto mentale più adatto alle proprie caratteristiche personali e più funzionali al raggiungimento dei propri obiettivi.

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